Vinitaly 2024: il nostro viaggio attraverso il mondo del vino

Vinitaly 2024

Vinitaly, edizione 2024: c’eravamo anche noi di AiBrand e vogliamo raccontarvi quello che abbiamo visto, sentito e bevuto da alcuni dei migliori produttori italiani e da giovani grandi promesse.

Circa 97mila presenze per la fiera più attesa del settore vitivinicolo. I dati sugli espositori segnalano un incremento degli operatori esteri, oltre 30mila, che quest’anno sono arrivati da 140 paesi.

La nostra passione (lavorativa e non) per il mondo del vino ci ha portati a Verona per respirare pienamente quest’aria di entusiasmo tra produttori affermati e nuove elettrizzanti promesse. In questo articolo puoi trovare una piccola rassegna delle cantine che ci hanno sorpresi, emozionati e catturati sia con il calice che con i loro racconti.

Le nostre cantine del cuore nel Vinitaly 2024

Bollicine da amare

Come da regola, abbiamo iniziato il nostro viaggio degustativo con delle ottime bollicine.

Dopo un giro nell’affollatissimo padiglione Franciacorta (con file esagerate e produttori non sempre “accoglienti” e “pronti” già al primo giorno), abbiamo deciso di andarcene in Trentino, dove abbiamo scoperto un piccolo entusiasmante gioiello: Revì Trentodoc, una delle più piacevoli rivelazioni di questo Vinitaly.

Il Dosaggio Zero è il fil rouge che unisce l’intera collezione di questa cantina, tra l’altro caratterizzata da un rapporto qualità-prezzo che non si può ignorare. Il nostro preferito: il Blasé, 75% Chardonnay e 25% Pinot Nero, 42 mesi sui lieviti e 24 di affinamento in bottiglia. La ricetta per un equilibrio fresco e profumato che conquisterà il vostro palato come ha fatto con il nostro.

 

Revì Trentodoc

 

Rimanendo nell’ambito delle bollicine non possiamo non menzionare il Pinot Nero vinificato in bianco di Pisoni, una cantina del Trentino che ci ha conquistate non solo per i loro prodotti, ma anche per il loro amore per la sperimentazione e l’avventura.

“In cantina siamo io e mio fratello, ma lui adesso è in Uruguay a fare vino”, ci racconta il proprietario mentre degustiamo il loro magnifico Pinot Nero. Che dire di questo vino? A renderlo così speciale è probabilmente un mix di sapienza, attenzione e cura, che parte da una precisa selezione delle uve da utilizzare e attende pazientemente i frutti di questo lavoro con un affinamento di 18 mesi in barrique e 12 mesi di maturazione in bottiglia.

Infine, vogliamo chiudere questa breve rassegna di bollicine con un consiglio chiamato Ghes. Stiamo parlando di una bollicina 100% Corvina prodotta da una cantina con anni di esperienza e competenza alle spalle: Pieropan. Anche qui troviamo un rapporto qualità-prezzo davvero sorprendente. Uno spumante Brut così non l’avete mai provato: parola di AiBranders.

Non possiamo poi non parlarvi di Tenuta La Meridiana, una cantina a cui ci siamo affezionati parecchio durante questo Vinitaly 2024. La loro bollicina 100% Barbera ci ha impressionati: OUVERTURE è un Metodo Classico Rosato Brut la cui morbidezza delle note di frutti rossi viene perfettamente bilanciata dalla spiccata acidità tipica del vitigno.

Per Tenuta La Meridiana, menzione d’onore anche per averci fatto provare il loro Vermuth, anzi verMUt!!, come da nome sull’etichetta. Ottenuto dall’unione del Piemonte Rosato Doc della stessa cantina e una ricercata infusione di oltre un mese delle migliori erbe botaniche.

Vini bianchi dal Lazio alla Sardegna

Per i bianchi, siamo partiti da casa, Lazio. Padiglione rinnovato e “pettinato” quest’anno per la nostra regione, e aggiungeremmo FINALMENTE.

Sempre più bravi in cantina, i produttori laziali ci stupiscono ogni anno di più, raccontandoci il territorio in modi spesso nuovi e mai banali.

 

Vinitaly Lazio

 

E visto che parliamo di territorio, ci siamo voluti regalare una verticale di Bellone, degustando i prodotti di due meravigliose realtà, molto diverse tra loro ma vicine di stand: Azienda Agricola I Lóri e Marco Carpineti.

La prima, un’azienda nata da poco (pensate che questo è solo il suo secondo Vinitaly). Attaccata fedelmente alle radici, troviamo infatti ben 5 etichette dedicate al bellone, di cui una di spumante. Una produzione così ampia, totalmente concentrata su un vitigno autoctono, offre la preziosa possibilità di assaporare ogni declinazione di questo uvaggio, dalla morbidezza e freschezza dell’etichetta Il Bello fino al sapido e acido Monsignore, un ladro di attenzione, fascinoso e di carattere. Una verticale che ci porta davvero al cuore di quella zona, sui Monti Lepini, osservandone ogni sfaccettatura.

La seconda, non ha bisogno di presentazioni: Marco Carpineti. Anche quest’anno abbiamo la fortuna di incontrare proprio lui in persona, da poco diventato nonno, una famiglia che ha reso nota la nostra regione con l’eleganza dei suoi vini non solo al Vinitaly, ma in buona parte del mondo.

Nzù, ovvero dell’essere una cosa sola, “insieme” infatti nel dialetto di Cori; un’interpretazione biodinamica in anfora del Bellone che è stata davvero una bella scoperta. Plauso a loro per la trovata marketing di servizio: anche al Vinitaly, come in tutti i ristoranti forniti di Nzù, questo vino viene versato direttamente in anfore di argilla, personalizzate con il logo dell’azienda, così da esaltare ancor di più le caratteristiche organolettiche e il metodo di affinamento utilizzato.

Prima di scendere verso Sud, ci siamo fermati brevemente in Toscana per ascoltare (e degustare) una emozionante storia di famiglia portata avanti da una giovanissima enologa, Rebecca Marzani:

“Non ho ereditato vigne blasonate, ma, prima di andarsene, nonno Alfiero, sangimignanese doc, ha investito in quasi tre, splendidi, vibranti, promettenti ettari della sua terra d’origine. Io voglio portare alla luce i tesori che si nascondono fra le radici di una Toscana ancora tutta da scoprire.”

Da questa ambizione nasce l’azienda Primaluce e il suo primo vino, Punto Zero, un nome che ci parla proprio dell’inizio di questa avventura. Ottenuto dalle migliori uve di Vernaccia e Trebbiano Toscano coltivate con metodo biologico, si caratterizza per una piacevolissima beva, grazie alla sua freschezza e sapidità.

Facciamo un salto in Campania per visitare due cantine guidate da grandi personalità: Guido Marsella e Marisa Cuomo.

Guido Marsella per noi ormai è una certezza, come il suo Fiano di Avellino DOCG, uno dei vini che più di tutti ci è rimasto nel cuore. Un vino autentico, ricco, saporito e di grande longevità. Un vero gioiello che vi consigliamo di provare, andando a cercare le annate più vecchie. L’amicizia con il produttore ci ha permesso di assaggiare un’etichetta con 14 anni di storia sulle spalle! E parliamo sempre di un Fiano, in una parola: incredibile, non vogliamo svelarvi nulla di più.

Spostandoci sulla Costiera Amalfitana, approdiamo tra le braccia di Marisa Cuomo, una donna tanto dolce quanto determinata e caparbia. Il suo Furore Bianco probabilmente è l’etichetta che meglio rispecchia la sua anima così decisa e infatti è proprio questo vino ad essere stato nominato “Miglior Vino Italiano” dalla guida Vinitaly 5 Star Wines.

Non sorprende che nella cantina di Marisa Cuomo si producano anche vini eroici come il Fiorduva, “un vino estremo che sa di mare e di roccia, ha il colore dell’oro e profuma di sole”.

Marisa Cuomo

L’ultima tappa che vogliamo raccontarvi tra i bianchi d’Italia è in Sardegna, con Cantine Surrau, custodi di una bellissima tradizione enologica familiare, ci ha scaldato il cuore come una soleggiata giornata di mare. Nel loro Sciala, Vermentino di Gallura D.O.C.G. Superiore, si sente tutto il sapore insulare dei vigneti Surrau, che sorgono a pochissimi chilometri dal mare.

Non solo bianchi ma anche rossi eccezionali per Surrau, come il loro Cannonau ovviamente, la varietà da cui abbiamo iniziato la nostra degustazione di vini rossi.

Rossi (e rosati) da ricordare

Partiamo allora proprio dal Cannonau in purezza Sincaru di Cantine Surrau, prodotto con uve coltivate in terreni a disfacimento granitico, una caratteristica che gli conferisce grande equilibrio e mineralità.

La nostra avventura con i rossi è poi proseguita in Puglia, precisamente nel Salento, con Gianfranco Fino, il top da sempre per noi. Il suo Salento Primitivo IGT Es ci parla del Principio di Piacere Freudiano che ha popolato gli studi di ben 2 delle nostre AiBranders, psicologhe di formazione. Questo vino può essere descritto con una sola parola, “passione”, che si percepisce perfettamente già dal primo istante in cui si tocca la bottiglia, a partire dalla sua bellissima etichetta in tessuto. Un vino “senza condizioni, senza regole, al di là dello spazio e del tempo, della logica e della morale”.

Gianfranco Fino ci ha dato anche la possibilità di unire a questa degustazione un’esperienza gastronomica di grande valore, grazie allo chef presente in fiera insieme alla cantina pugliese. Dopo una selezione di salumi locali siamo passati dalla terra al mare, con un magistrale baccalà servito su crema di piselli, maionese di mandorle e una guarnizione di capocollo. Nessuna esitazione: l’Es accompagna perfettamente tutti i sapori sulla tavola. Una piccola chicca: abbiamo chiuso la degustazione con una gelatina al cucchiaio realizzata proprio da questo fantastico vino rosso.

Rosso di spessore, intrigante e opulente è il Mea Culpa di Cantine Minini, un progetto vitivinicolo distribuito in varie regioni d’Italia: Veneto, Toscana, Campania, Puglia e Sicilia. Il Mea Culpa ci ha conquistati per la sua morbidezza e i suoi sottili accenni di cioccolato, note dolci ma perfettamente bilanciate nella complessità del suo tessuto.

Mea Culpa

Parliamo anche di rosati, come quello di Torre dei Beati, un’altra cantina a cui siamo molto affezionati e che, nel corso dei vari Vinitaly a cui abbiamo partecipato, abbiamo visto crescere, sia in termini di produzione che di vita (assistendo con emozione e orgoglio alla crescita dei piccoli produttori di famiglia, i figli).

Ma torniamo al rosato: Rosa-ae, Cerasuolo d’Abruzzo dalle note di melograno e ciliegia, è una lettera d’amore tanto nel sapore quanto nell’etichetta, che riporta una piccola poesia. Un vino maturo e allo stesso tempo capace di regalare una piacevole freschezza, proprio come il migliore degli amori.

Torre dei Beati

Piccola cantina umbra biodinamica, un’altra dei co-protagonisti del nostro viaggio è stata Fongoli.

Attenzione alla terra, sostenibilità, artigianalità, impegno quotidiano: ecco le parole che ci vengono in mente quando pensiamo a questa realtà.

Il loro Sagrantino di Montefalco è espressione di tutto questo, un vino di immenso valore anche considerando il numero limitatissimo di bottiglie prodotte, appena 2000. Anche Fongoli riprende il metodo dell’affinamento in anfora, un’antica usanza che oggi torna in cantina strizzando l’occhio sia alla tradizione che alla modernità.

Nel nostro viaggio non è mancata la degustazione di una grande cantina: Zenato. Parlando di Zenato, impossibile non nominare il loro Cresasso, ottenuto da uve di Corvina Veronese proprio per raccontare l’essenza del territorio della Valpolicella, una personalità unica tutta dovuta alle peculiarità di questo vigneto autoctono.

Un altro grande classico firmato Zenato, l’Amarone, nasce da un blend di uve pienamente rappresentative di questo terroir: Corvina, Rondinella, Oseleta e Croatina. La lenta fermentazione, unita all’affinamento di 36 mesi in botti grandi di rovere di Slavonia gli conferiscono un carattere potente e impossibile da dimenticare. Se non siete mai stati vi consigliamo di andare a visitare la loro bellissima cantina a Peschiera del Garda.

Abbiamo concluso questo viaggio nel migliore dei modi: un vino da dessert che vi consigliamo per accompagnare i vostri momenti di festa. Parliamo del Recioto, 80% Corvina, 10% Rondinella, 10% Oseleta, un vino dal sentore speziato e dai tannini morbidi e delicati, perfetto per accompagnare soprattutto dolci a base di cioccolato.

Recioto Zenato

 

Vinitaly 2024: cosa ci portiamo a casa

Dunque, cosa ci portiamo a casa dopo questo Vinitaly 2024? Oltre a qualche bottiglia dei nostri vini preferiti in regalo, torniamo alla base arricchiti da un’esperienza di grande valore, dove abbiamo potuto sentire decine e decine di produttori raccontare la loro passione e la loro quotidianità con le parole più autentiche.

Molti ci hanno parlato di tutela del territorio, di sostenibilità, di valorizzazione dello stivale attraverso un prodotto così rappresentativo dell’Italia come il vino. Abbiamo sentito molti espositori parlarci delle difficoltà provocate dal cambiamento climatico, dai fenomeni metereologici estremi che hanno distrutto ettari di vigneto nell’ultimo anno, ma anche di come la consapevolezza di questi cambiamenti stia spingendo l’agricoltura e la viticoltura verso un sentiero sempre più innovativo e sostenibile.

Concludiamo questa rassegna del Vinitaly 2024 con le parole di Enzo Barbi, direttamente da Decugnano dei Barbi, che per noi ha riassunto in maniera essenziale la grande magia del vino in una piacevole chiacchierata:

“La vite è l’unica pianta da frutto che riesce con le sue radici a carpire l’anima di un luogo. Quindi ciò rende unico il vino è proprio questo: le radici della vite captano la storia, la geologia, mentre con altri alberi da frutto questo non succede. È questa la cosa più affascinante del vino.”

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